In Casa famiglia durante l'emergenza sanitaria
Intervista ad Ilenia Moscardini – Presidente Chicco di grano – aprile 2020
Come ha reagito Chicco di grano all'emergenza sanitaria per il coronavirus?
Chi lavora nel sociale ha sempre a che fare con l’emergenza, con il disagio e con l’imprevedibilità, per le organizzazioni come la nostra che gestiscono un servizio di accoglienza residenziale l’impegno è sempre totale.
Il Covid-19 ha amplificato la tensione e abbiamo dovuto fare i conti con paure intense e inconsce, l’insicurezza e l’imprevedibilità del futuro, sentimenti che che proviamo quotidianamente noi operatori e in egual modo le persone accolte in casa famiglia.
L' accoglienza tuttavia deve proseguire e garantire agli ospiti i beni primari, una casa funzionante ed accogliente, il cibo e la vicinanza, per sostenesse madri e figli anche in questo momento di estrema difficoltà.
Chicco di grano, in ottemperanza ai decreti ministeriali, nel mese di marzo ha ridotto l’orario di presenza delle educatrici in casa famiglia, oggi la nostra presenza è stata ripristinato quasi totalmente.
Abbiamo cercato le modalità più adeguate per sostenere donne e bambini, abbiamo messo a disposizione due telefoni cellulari, dai quali abbiamo garantito risposte in qualsiasi momento del giorno e della notte.
Abbiamo ricevuto sostegno e aiuto da singole persone ed organizzazioni, a cui va tutto il nostro ringraziamento, che si sono avvicinate a noi in particolare modo in questo periodo di difficoltà. Sentiamo la vicinanza di una comunità solidale intorno a Casa Aurora.
Qual'è il suo ruolo in casa famiglia e come si è modificato il lavoro nel quotidiano?
In Cooperativa mi occupo di coordinare il lavoro progettuale delle educatrici, questo porta con se molte azioni quali sostenere, consigliare, ascoltare, comprendere, cercare il confronto. Un momento fondamentale del mio lavoro è, inoltre, stabilire i percorsi di autonomia delle donne e affrontare le problematiche dei nuclei donna/bambini con i/le assistenti sociali, interagire e collaborare con consulenti e professionisti/e esterni.
Un lavoro complesso che chiede tanto impegno sia a livello emotivo che intellettivo. Ho scelto di lavorare nel sociale e chi lavora nel sociale non sceglie solo una professione, sceglie di mettere a disposizione non solo le conoscenze tecniche e professionali ma sceglie la condivisione, sceglie di essere portatore di valori autentici. Ho scelto una professione che mi permette di aiutare a migliorare la vita di donne che si trovano in un momento di disagio, questo mi permette di trasmettere valori, ideali profondi, basati sulla solidarietà, il rispetto, l’uguaglianza. Tutto questo per me è una esperienza di grande ricchezza umana.
Ogni giorno lavorativo è una sfida con se stesse, dobbiamo essere accoglienti ma anche saper dare regole, ogni giorno dobbiamo affrontare sfumature diverse e sviluppare la capacità di imparare anche nei momenti di conflitto.
Da quasi due mesi ho dovuto svolgere le mie mansioni da remoto, in una situazione anomala, senza la ricchezza e la sinergia del confronto con le colleghe, ho dovuto prendere decisioni rapidamente e affrontare emergenze, ho dovuto affrontare la difficile sfida, come molte altre donne e colleghe in questo momento, di far coincidere vita privata e lavoro.
In Casa Aurora abbiamo dovuto affrontare prevalentemente problematiche relazionali, dovute alla convivenza ma anche problematiche di salute.
Abbiamo garantito che le sedute di psicoterapia settimanali procedessero attraverso Skype e abbiamo garantito la presenza di un’animatrice per il sostegno sostegno scolastico dei bambini. La nostra insegnante di teatro ha inviato dei video per fare yoga con tutti i bambini. Abbiamo garantito ascolto e mediazione per la gestione delle relazioni interpersonali.
La convivenza tra donne che provengono da culture diverse e tutte con storie molto dolorose alle spalle, è un equilibrio al quale lavorare quotidianamente e ogni giorno lavoriamo per comprendere e far comprendere le motivazioni profonde dello stare insieme.
Il sostegno che forniamo è costante, abbiamo suggerito loro alcuni esercizi di meditazione per allentare le ansie. Forniamo loro ogni giorno stimoli affinché possano dedicarsi ai loro figli, le incoraggiamo a dedicarsi alla cucina, a realizzare i loro piatti tradizionali. In Casa Aurora grazie alle donazioni che abbiamo ricevuto è presente una ricca e fornita biblioteca, con libri per tutte le età a disposizione. Crediamo molto nel valore della lettura.
Stiamo realizzando inoltre un orto, perché crediamo che il rapporto con la terra e la natura sia terapeutico, sia per le donne che per i bambini.
Come vede il futuro?
Non ci illudiamo che questi mesi siano passati indolore sui nostri corpi e sulla nostra psiche. Corpi che sono diventati veicolo di trasmissione di questo virus, dovremo affrontare la difficoltà provocate dal così detto distanziamento sociale e questo sentire avrà delle ricadute che dovremo imparare a gestire.
La speranza è che questa prova, a cui è sottoposto il mondo intero, possa far riflettere la società e attuare delle nuove politiche per riportare al centro delle attenzioni l'essere umano e la sua salute.
Mi auguro che sia rafforzato il sistema di welfare, sia quello sociale che quello sanitario, che sia rinnovata la consapevolezza che la sanità pubblica sia un mattone fondamentale per una società democratica.
Il Terzo Settore ha e avrà un ruolo fondamentale rispetto a questa crisi. Le difficoltà economiche che la crisi sanitaria ha portato con se, pone delle domande alla nostra società a cui non potrà sottrarsi e sul tema della salute delle persone dovrà essere posta la massima importanza.
Ci dicono che tutto cambierà, mi chiedo se saremo spinti a considerare gli altri come nemici o al contrario diventeremo più sensibili? Diventeremo più attenti ad apprezzare le piccole cose che la frenesia della nostra società ci ha fatto sfuggire?
Torneremo uguali a prima o questo virus porterà un cambiamento positivo per la nostra società?
Questa sarà la sfida del futuro per tutti noi!